È LA DOSE CHE FA IL VELENO: cibi buoni o cibi cattivi? – Prima Parte
“È la dose che fa il veleno”: sono passati ormai più di 500 anni da questa celebre affermazione del noto medico e alchimista Paracelso, ma, nonostante questa frase sia invecchiata molto bene, il tempo trascorso pare abbia lentamente oscurato questa semplice, ma profonda verità.
Si sa, infatti, che nel corso dei secoli, la memoria dell’umanità tende ad annebbiarsi, lasciando spazio a nuove interpretazioni e dimenticanze.
É, probabilmente, per questa ragione che oggi è così comune, in televisione o sui social, imbattersi in contenuti dai toni allarmistici che ci dissuadono categoricamente dal consumo di determinati alimenti, apparentemente così innocui, ma che in realtà nasconderebbero minacce addirittura letali per la nostra salute.
Ma cosa c’è di vero in tutto ciò? Scopriamolo!
In questo articolo ho voluto approfondire il concreto potenziale dannoso dei principali sospettati che da una veloce ricerca in rete risultano essere i seguenti:
- latte
- carne rossa e carne processata
- cottura alla brace e frittura
-
LATTE
Sul latte se ne sono sentite davvero tante, ma le fake news più dure a morire sono fondamentalmente due:
1) Acidifica il sangue e i tessuti
2) E’ cancerogeno
Sul primo punto mi dilungo poco, in quanto le motivazioni alla base di tale affermazione, si fondano sul concetto di dieta alcalinizzante e acidificazione del sangue attraverso l’assunzione di determinati alimenti, di cui ho già parlato in un precedente articolo (Bere acqua e limone al mattino è veramente un toccasana?): qui sarà sufficiente ricordare che nessun alimento è in grado di modificare il pH del sangue o dei tessuti, in quanto possediamo un fine sistema di autoregolazione, definito Omeostasi, che riporta alle condizioni ottimali ogni parametro, non permettendo quindi modifiche di nessun tipo, nemmeno quelle del pH.
Prima di addentrarci nel punto 2, dobbiamo fare un passo indietro e chiederci come mai girino queste voci.
Secondo i sostenitori di tale affermazione, infatti, la presenza nel latte del fattore di crescita insulino-simile-1 (IGF-1) provocherebbe una forte crescita cellulare, predisponendo o esacerbando la malattia cancerosa. Effettivamente è vero che questo ormone svolge, come dice il nome, proprio il ruolo di crescita cellulare ed è vero anche che alti livelli di IGF-1 sono correlati ad una serie di tumori, come quello della mammella, ma come al solito il problema è la quantità.
Se anche dovessimo consumare un ammontare folle di latte al giorno, diciamo 2 litri, arriveremmo ad assumere una quota di IGF-1 pari a 8000 ng. Un valore che non sposterebbe di una virgola la produzione endogena (produzione autonoma del nostro organismo) che infatti si attesta a 380.000 ng/die.
I lettori più curiosi a questo punto potrebbero pensare: “E gli estrogeni?!” Anche qui vale lo stesso ragionamento: la produzione endogena di estrogeni è talmente elevata che i quantitativi contenuti nel latte sarebbero una goccia nel mare
Perciò, in conclusione, consumiamo tranquillamente il latte senza paure.
Anzi le nuove linee guida CREA per una sana alimentazione, raccomandano l’assunzione di 3 porzioni di latte/yogurt al giorno.
Fine prima parte
Vai alla seconda parte (E’ la dose che fa il veleno – seconda parte)
Scritto da: Dario Cuffari
Il dott. Dario Cuffari è biologo nutrizionista e tecnologo alimentare. Nasce a Milano nel 1990 e, spinto dalla sua passione nei confronti delle scienze e in particolare della Nutrizione, si laurea nel 2019 in Scienze e Tecnologie Alimentari presso l’Università Degli Studi Di Milano. Subito dopo, consegue la laurea magistrale in Nutrizione Umana presso l’Università San Raffaele di Roma, superando in breve l’esame di stato come Biologo. Pratica in diversi studi nella zona di Milano e hinterland come Biologo Nutrizionista, seguendo principalmente pazienti clinici.
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